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      Vennero di fatto pubblicate queste parole: "Il modo energico col quale la intera popolazione si pronuncia contro qualsiasi idea di transazione col nemico, mi ha determinato di continuar nella lotta, per quanto le circostanze sembrino avverse. Io rimango fra di voi coi miei figli." E Carlo Alberto strappava
      la capitolazione, sperando nella provvidenza di Dio. In quel mentre con immenso scoppio andava in aria il palazzo del genio, ove trovavasi la provvisione delle polveri; non dovevano essere stranieri al misfatto gli sprigionati dalla galera di Mantova, di cui il Radetzky aveva innondata la Lombardia; nè gli ufficiali austriaci travestiti, i quali - profittando di tanta confusione capitanavano l'orda degli eccessivi cogli infami artifizi riesciti altra volta in Gallizia. Il municipio impensieriva a tale novella; e vedendo che il Re era deciso a combattere ancora, fidando sulla cooperazione di uomini, i quali nell'istante del pericolo - perchè con tali elementi così deve accadere - sarebbero tutti scomparsi, inviò di propria mente, al declinare del quinto del mese, una sua deputazione al Radetzky per pregarlo di ratificare i capitoli già convenuti."
      La novella dell'attentato bociavasi già tra le file, e gli ufficiali della brigata di Savoia, indignati per tanto eccesso, eransi riuniti per deliberare in qual modo potesse farsi salva la persona del Re. Gabriele Massimiliano Ferrero, Carlo di Coucy, e Leone di Cocatrix vennero deputati a rappresentare presso i differenti corpi della ordinanza le comuni inquietudini e le prese determinazioni.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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