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      Una di quelle sere, voltandosi all'improvviso, sorprese gli occhi di Lina, fissi su di lui con tale espressione che gli fece rimescolare il sangue dai piedi alla testa; era uno sguardo che non le avea mai visto, profondo, in cui brillava dell'amarezza, una curiosità insolita, acre e pungente. Lina avvampò in viso e chinò il capo; ei non osò più voltarsi per timore d'incontrare un'altra volta quegli occhi indiavolati.
      Finalmente, una volta che Corsi non c'era, gli parve ad un tratto sentirsi invadere dal coraggio che avea tanto invocato. Lina era immersa a capo fitto in quel che stava leggendo, e non fiatava da un gran pezzo; ei si alzò, fece un passo verso di lei, e balbettò:
      - Lina! -
      Ella si rizzò, spaventata da quella sola parola, pallida come un cencio e tutta tremante. Donati rimase a bocca aperta e non seppe andare innanzi. Rimasero alcuni istanti così. Ella si rimise per la prima; prese il ricamo che aveva accanto, ma le mani le tremavano ancora talmente che l'ago punzecchiava stoffa. Egli si arrovellava dentro di sé d'essere così grullo. - Cosa avete? - disse infine. - Siete in collera con me? Non mi perdonerete mai? -
      La donna alzò il capo, sgomenta, e lo guardò come esterrefatta. Chinò la fronte di nuovo e balbettò con voce spenta e mal ferma alcune parole inintelligibili.
      A poco a poco Donati diradò le sue visite. Corsi gli si mostrava sempre più freddo. Quando i due antichi amici si trovavano insieme, provavano, senza saper perché, un imbarazzo inesplicabile. La freddezza di entrambi si comunicava e si moltiplicava dall'uno all'altro.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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