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      Finalmente ella parve stanca della lotta che dovea sostenere con Assanti quotidianamente, e prendendolo una sera a quattr'occhi nel vano della finestra, dissegli:
      - Orsù, mio bel nemico, a che giuoco giuochiamo? Con qual diritto ad ogni momento vi gettate a testa bassa fra me e il Ciriani?
      - Con qual diritto mi fate questa domanda? - ribatté Assanti.
      - Parliamoci chiaro. Voi mi eravate debitore di una piccola soddisfazione di amor proprio, ed io ho ottenuto il mio intento col mezzo più semplice. Non vi ho fatto il torto di pensare che avreste preso sul serio il mio biglietto, ho reso sempre giustizia al vostro spirito, e del resto nemmeno un ragazzo di scuola ci sarebbe cascato; ma eccovi lì, fra vergognoso, bizzoso, e incapricciato, e questo deve bastarmi. Ora siamo pari; lasciatemi tranquilla, caro mio; Ciriani non c'entra.
      - Ce lo tireremo pei capelli!
      - Impresa arrischiata! Sapete che come duellista ha una brutta riputazione.
      - Ebbene, - esclamò Assanti un po' rosso in viso, - se mi gettassi attraverso cotesta riputazione, mi perdonereste?
      - La storia del biglietto? Per chi mi prendete, caro signore, cercando di scambiarmi le carte in mano?
      - Non ridete così, in fede mia! Son qui, dinanzi a voi, ridotto ad arrossire di quel che ho fatto e detto contro di voi; mi sento ridicolo, deve bastarvi.
      - Ridicolo, perché?
      - Perché vi amo.
      - Da quando in qua?
      - Dacché mi ci avete fatto pensare.
      - Dacché siete indispettito contro di me allora?
      - Non so se sia amore o dispetto, so che così non può durare, che voi m'avete stregato, e che finirete per farmi impazzire.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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