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      Il barone questa volta si grattò il capo, e si accigliò, ma senza collera, o almeno senza averla col Rosso. - Orbè, - gli disse, - chiudimi bene tutte le finestre stanotte, e vattene a dormire senza pensare ad altro -.
      Donna Isabella si levò pallida e silenziosa più del solito.
      - Avreste paura? - domandò don Garzia.
      - Io non ho paura di nulla! - rispose secco secco la baronessa.
      Ma la notte non poté chiudere occhio, e mentre suo marito russava come un contrabasso ella si voltava e rivoltava pel letto, e ad un tratto scuotendolo bruscamente pel braccio, e rizzandosi a sedere cogli occhi sbarrati e pallida in viso: - Ascoltate! - gli disse.
      Don Garzia spalancò gli occhi anche lui, e vedendola così, si rizzò a sedere sul letto e mise mano alla spada.
      - No! - diss'ella, - la vostra spada non vi servirà a nulla.
      - Cosa avete udito?
      - Ascoltate!
      Entrambi rimasero immobili, zitti, intenti; alfine don Garzia buttò la spada con dispetto in mezzo alla camera e si ricoricò sacramentando.
      - Mi diventate matta anche voi! - borbottò. - Quella canaglia del Rosso vi ha fatto girare il capo! gli taglierò le orecchie a quel mariuolo.
      - Zitto! - esclamò la donna nuovamente, e questa volta con tal voce, con tali occhi, che il barone non osò replicare motto. - Udiste?
      - Nulla! per l'anima mia! -
      Ad un tratto si rizzò a sedere una seconda volta, se non pallido e turbato come la sua donna, almeno curioso ed attento, e cominciò a vestirsi; mentre infilava gli stivali trasalì vivamente.
      - Udite! - ripeté donna Isabella facendosi la croce.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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