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      - Voi ne valete cento delle Lole, e conosco uno che non guarderebbe la gnà Lola, né il suo santo, quando ci siete voi, ché la gnà Lola, non è degna di portarvi le scarpe, non è degna.
      - La volpe quando all'uva non poté arrivare...
      - Disse: come sei bella, racinedda mia!
      - Ohè! quelle mani, compare Turiddu.
      - Avete paura che vi mangi?
      - Paura non ho né di voi, né del vostro Dio.
      - Eh! vostra madre era di Licodia, lo sappiamo! Avete il sangue rissoso! Uh! che vi mangerei cogli occhi.
      - Mangiatemi pure cogli occhi, che briciole non ne faremo; ma intanto tiratemi su quel fascio.
      - Per voi tirerei su tutta la casa, tirerei!
      Ella, per non farsi rossa, gli tirò un ceppo che aveva sottomano, e non lo colse per miracolo.
      - Spicciamoci, che le chiacchiere non ne affastellano sarmenti.
      - Se fossi ricco, vorrei cercarmi una moglie come voi, gnà Santa.
      - Io non sposerò un re di corona come la gnà Lola, ma la mia dote ce l'ho anch'io, quando il Signore mi manderà qualcheduno.
      - Lo sappiamo che siete ricca, lo sappiamo!
      - Se lo sapete allora spicciatevi, ché il babbo sta per venire, e non vorrei farmi trovare nel cortile -.
      Il babbo cominciava a torcere il muso, ma la ragazza fingeva di non accorgersi, poiché la nappa del berretto del bersagliere gli aveva fatto il solletico dentro il cuore, e le ballava sempre dinanzi gli occhi. Come il babbo mise Turiddu fuori dell'uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui ogni sera, che tutto il vicinato non parlava d'altro.
      - Per te impazzisco, - diceva Turiddu, - e perdo il sonno e l'appetito.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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