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      E si mise a cantare ad alta voce tutte le canzoni che sapeva.
      - O Alfio, che dormi? - gli gridò quando ebbe finito. - Bada che la bianca ti vien sempre dietro, bada!
      - No, non dormo! - rispose Alfio con voce rauca.
      - La vedi la puddara, che sta ad ammiccarci lassù, verso Granvilla, come sparassero dei razzi anche a Santa Domenica? Poco può passare a romper l'alba; pure alla fiera arriveremo in tempo per trovare un buon posto. Ehi, morellino bello! che ci avrai la cavezza nuova, colle nappine rosse, per la fiera! e anche tu, stellato!
      Così andava parlando all'uno e all'altro dei puledri, perché si rinfrancassero sentendo la sua voce al bujo. Ma gli doleva che lo stellato e il morellino andassero alla fiera per esser venduti.
      - Quando saran venduti, se ne andranno col padrone nuovo, e non si vedranno più nella mandria, com'è stato di Mara, dopo che se ne fu andata a Marineo.
      - Suo padre sta benone laggiù a Marineo; ché quando andai a trovarli mi misero dinanzi pane, vino, formaggio, e ogni ben di Dio, perché egli è quasi il fattore, ed ha le chiavi di ogni cosa, e avrei potuto mangiarmi tutta la fattoria, se avessi voluto. Mara non mi conosceva quasi più da tanto che non mi vedeva! e si mise a gridare: “Oh! guarda! è Jeli, il guardiano dei cavalli, quello di Tebidi!”. Gli è come quando uno torna da lontano, che al vedere soltanto il cocuzzolo di un monte, gli basta a riconoscere subito il paese dove è cresciuto. La gnà Lia non voleva che le dessi più del tu, alla Mara, ora che sua figlia si è fatta grande, perché la gente che non sa nulla, chiacchiera facilmente.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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