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      - Sì, io che ti voglio bene, anch'io! bene davvero!... Vuoi che partiamo domattina?
      - Oooh!
      - Ti rincresce?
      - No, mi sorprende soltanto la risoluzione improvvisa, così come si fa nelle commedie, per le ragazze che hanno abbozzato un romanzetto...
      - Scusami; ti ho proposto di venire con me... Ma se vuoi restare...
      - No, voglio venire anch'io. Solamente bisogna trovare un pretesto plausibile, per non far pensare al romanzo a tutti i curiosi che ci vedranno ordinare così in furia le nostre valige.
      - Il motivo è bello e trovato, tanto più che è il motivo vero. Io vado ad incontrare mia suocera che arriva domani da Firenze, e tu naturalmente vieni con me, per non rimaner sola a Villa d'Este.
      - Benissimo! E dacché dobbiamo partire, più presto sarà meglio sarà. Desidero andare col primo treno -.
      Partirono infatti di buon mattino. A lei scoppiava il cuore passando dinanzi a quelle finestre chiuse, sulle quali l'ombra dei grandi alberi dormiva tuttora, uscendo da quel viale deserto, ove si era aggirata fantasticando tante volte.
      Il lago, nella pace di quell'ora, aveva un incantesimo singolare, e ogni menomo particolare del paesaggio si animava, sembrava che fosse vissuto con lei, le si stampava nell'intimo del cuore profondamente. Appena fu nel vagone aprì il libro che aveva portato apposta, e vi nascose il viso e gli occhi pieni di lagrime. Erminia seppe non avvedersi di nulla, ed ebbe l'accortezza di lasciarle assaporare voluttuosamente il dolore del distacco.
      Alla stazione trovarono la carrozza di Erminia, la quale volle accompagnare l'amica sino a casa.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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