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      Perché la malattia di compare Nanni era stata lunga, di quelle che vi mangiano la carne addosso, e la roba della casa. Ogni volta che il medico spingeva il foglio di carta sul ginocchio, per scrivere la ricetta, compare Nanni gli guardava le mani con aria pietosa, e biascicava: - Almeno, vossignoria, scrivetela corta, per carità! - Il medico faceva il suo mestiere. Tutti a questo mondo fanno il loro mestiere. Massaro Nanni nel fare il proprio, aveva acchiappato quelle febbri lì, alla Lamia, terre benedette da Dio, che producevano seminati alti come un uomo. I vicini avevano un bel dirgli: - Compare Nanni, in quella mezzeria della Lamia voi ci lascierete la pelle! - Quasi fossi un barone - rispondeva lui - che può fare quello che gli pare e piace! -
      I fratelli, che erano come le dita della stessa mano finché viveva il padre, ora dovevano pensare ciascuno ai casi propri. Santo aveva moglie e figliuoli sulle braccia; Lucia rimaneva senza dote, su di una strada; e Carmenio, se voleva mangiar del pane, bisognava che andasse a buscarselo fuori di casa, e trovarsi un padrone. La mamma poi, vecchia e malaticcia, non si sapeva a chi toccasse mantenerla, di tutti e tre che non avevano niente. L'è che è una bella cosa quando si può piangere i morti, senza pensare ad altro!
      I buoi, le pecore, la provvista del granaio, se n'erano andati col padrone. Restava la casa nera, col letto vuoto, e le facce degli orfani scure anch'esse. Santo vi trasportò le sue robe, colla Rossa, e disse che pigliava con sé la mamma.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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