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      Pareva che quei luoghi si animassero dei personaggi della leggenda, mentre egli li accennava ad uno ad uno. Colà la Malaria; su quel versante dell'Etna il paesetto dove la libertà irruppe come una vendetta; laggiù gli umili drammi del Mistero, e la giustizia ironica di don Licciu Papa. Ella ascoltando dimenticava persino il dramma palpitante in cui loro due si agitavano, mentre Messina si avanzava verso di loro col vasto semicerchio della sua Palazzata. Tutt'a un tratto si riscosse e mormorò:
      - Eccolo! -
      Dalla riva si staccava una barchetta, in cui un fazzoletto bianco si agitava per salutare come un alcione nella tempesta.
      - Addio! - mormorò il giovane.
      La donna non rispose e chinò il capo. Poi gli strinse forte la mano sotto la pelliccia e si scostò di un passo.
      - Non addio. Arrivederci!
      - Quando?
      - Non lo so. Ma non addio -.
      Ed egli la vide porgere le labbra all'uomo che era venuto ad incontrarla nella barchetta. E nella mente gli passavano delle larve sinistre, i fantasmi dei personaggi delle sue leggende, col cipiglio bieco e il coltellaccio in mano.
      Il velo azzurro di lei scompariva verso la riva, in mezzo alla folla delle barche e alle catene delle àncore.
      Passarono i mesi. Finalmente ella gli scrisse che poteva andarla a trovare.
      “In una casetta isolata, in mezzo alle vigne - ci sarà una croce segnata col gesso sull'uscio. Io verrò dal sentiero fra i campi. Aspettatemi. Non vi fate scorgere, o sono perduta”.
      Era d'autunno ancora, ma pioveva e tirava vento come d'inverno. Egli nascosto dietro l'uscio, ansioso, col cuore che gli martellava, spiava avidamente se le righe di pioggia che solcavano lo spiraglio cominciassero a diradarsi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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