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      Egli ci aveva lā il banco e le forbici da sarto, e il ferro da stirare, e l'attaccapanni, e lo specchio dei clienti. Adesso lo specchio serviva per la Gilda. Mentre il giovane aspettava l'innamorata, si metteva a discorrere colla Mālia; le parlava della sorella, le diceva quanto le volesse bene, e che incominciava a mettere dei soldi alla Cassa di Risparmio. Appena tornava la Gilda si mettevano a sussurrare in un cantuccio, bocca contro bocca, pigliandosi le mani allorché la mamma voltava le spalle.
      Una sera egli le diede un grosso bacio dietro l'orecchio, mentre la sora Giuseppina sbadigliava in faccia al fuoco, e Carlini credeva che nessuno li vedesse, tanto che alle volte se ne andava senza pensare nemmeno che la Mālia fosse lā, per darle la buonanotte. Una domenica arrivō tutto contento colla nuova che aveva trovata la casa che ci voleva: due stanzette a Porta Garibaldi, ed era anche in trattative per comprare i mobili dell'inquilino che sloggiava, un povero diavolo col sequestro sulle spalle, per via della pigione. Il Carlini era cosė contento che diceva alla Mālia:
      - Peccato che non possiate venire a vederla anche voi! -
      La ragazza si fece rossa. Ma rispose:
      - La Gilda sarā contenta lei -.
      Ma la Gilda non sembrava molto contenta. Spesso il Carlini l'aspettava inutilmente, e si lagnava colla Mālia di sua sorella, che non gli voleva bene come lui gliene voleva, e gli lesinava le buone parole e tutto il resto. Allora il povero giovane non la finiva pių coi piagnistei; raccontava ogni cosa per filo e per segno: che piacere le aveva fatto la tal parola, come sorrideva con quella smorfietta, come s'era lasciata dare quel bacio.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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