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      E la levatrice dovette adattarvisi pel decoro dell'impiego. Allora il suocero si riconciliò con tutta la brigata, e andava dicendo che il veder quelle due tortorelle gli metteva il pizzicore di fare come loro, benedetti! Già, gli avevano preso la figliuola, e solo non poteva starci.
      La sora Antonietta, abbaiando come un cane da caccia, venne a scoprire che il vecchio “impostore” gira e rigira era andato a cascare nella Olga, a Porta Renza, e gli costava un occhio del capo all'avaraccio: appartamento, donna di servizio, e mobili di mogano. Il vecchio adesso voleva sposarla per fare economia, e mettersi in grazia di Dio. La Olga non era più una ragazzina, pensava all'avvenire, e si lasciava sposare.
      Sandrino, al sentire che gli portavano in casa quella poco di buono, montò sulle furie, e voleva anche piantar la moglie; tanto, colla figlia unica o senza, gli toccava sempre tirar lo spago, nella bottega del calzolaio. Sua madre più giudiziosa lo calmò dicendogli che era meglio avere la suocera sott'occhio, per poterla sorvegliare. - Il peggio è se gli appioppa qualche figliuolo! - osservava lei che se ne intendeva. - E se il vecchio non c'era cascato sino a quel giorno, non voleva dire; che il sacramento del matrimonio fa dei miracoli peggio di quello.
      La Olga, credendo diventar signora, fece il suo malanno col mettersi in grazia di Dio, e gli toccò subirsi il marito, il quale intendeva fare economia dei denari spesi prima, e per giunta la sora Antonietta, tornata in pace, che non la lasciava un momento solo, onde dimostrarle che non aveva fiele in corpo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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