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      Prima di scovare dove avesse dato fondo il Nano dovettero girare mezza dozzina d'osterie. Marco adesso era come un uccello sul ramo, dacché aveva piantato i Buoni Amici. L'Orbo, che aveva vinto a briscola, pagò due volte da bere. Poi col Nano si abbracciarono e baciarono come se uscissero tutti di prigione; e stavolta pagò il Nano.
      - Voi altri, - conchiuse, - vi fate ancora rubare i quattrini da quel dei Buoni Amici. - Belli, quelli amici! Tutte guardie travestite, la sera! -
      Sicché, per farla corta, escirono in istrada ch'era acceso il gas, e Basletta doveva ancora andare a fare la mezza giornata del lunedì col principale, che l'aspettava in via dei Bigli, - c'era da mettere dei tappeti, prima di sera, che arrivavano i padroni! - Orbè! - rispose il Nano. - Arriveranno senza tappeti, e il principale aspetterà. Io ho piantato il mio, e piglio lavoro in casa, quando capita, da ebanista. È che ci vogliono capitali. Ma intendo lavorare a modo mio -.
      L'Orbo non gliene importava, perché s'era guadagnata la giornata a briscola. Egli non aveva mestiere fisso. Faceva di tutto, facchino, tosatore di cani, stalliere, sensale. Guadagnava dippiù, ed era libero come l'aria. - Viva la libertà! - esclamò Basletta. - Quando verrà la repubblica non ci saranno più né giovani né principali -.
      E tutti e quattro andavano ciondolando sul bastione, cantando a squarciagola, e giuocando a spintoni verso il fossato.
      Prima d'arrivare a Porta Romana videro luccicare nel buio le placche dei carabinieri. Risposero che tornavano dal lavoro.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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