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      Non usciva neppur lui. Poscia le buttava dei sassolini. Ella si voltava, col viso in su, e rideva. Era l'unico suo sorriso. Una sera di luna piena, mentre arrivava sin là la canzone della strada, il Renna scese al pian disotto, e Santina uscì sul pianerottolo ad attinger l'acqua. Il giovanotto le prese tutte e due le mani che reggevan la secchia, ed ella gliele lasciò chinando il capo, nella luna piena che allagava il balcone.
      Pure non voleva, no; perché a poco a poco aveva preso a volergli bene come a quell'altro, e temeva del poi. Ma il Renna sapeva che ella aveva avuto Poldo per amante, e glielo rinfacciava a ogni momento. Allora Santina dovette piegare il capo anche a costui, per provargli che gli voleva bene. Stavolta fu all'Isola Bella, dopo un desinare che si sentiva la testa pesa come il piombo. Poscia guardava tutta sconfortata gli orti e i prati che impallidivano al tramonto, mentre il Renna fumava alla finestra, in maniche di camicia.
      E le disse pure: - Abbiamo fatto un bel marrone! - Sapeva che Beppe, il fratello della ragazza, era un giovanotto schizzinoso, di quelli che non amano far ridere alle proprie spalle. Motivo per cui a poco a poco andava raffreddandosi coll'amante. - Tu sei troppo imprudente, cara mia! Fai le cose in modo da aprire gli occhi a un cieco -. Santina taceva e si struggeva in silenzio. Poi il Renna la esaminava dalla testa ai piedi con un'occhiata. - Cos'hai? Hai un certo viso! Il marrone?... - Allora scoprì pure che egli sgomberava adagio adagio dalla stanza di sopra.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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