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      E il garzone le sghignazzava dietro, tornando a sedere dietro il banco accanto alla ragazza che leggeva il Secolo, mentre l'altra si allontanava col pane sotto il mantello di seta, come una regina.
     
     
      CONFORTI
     
      La donna dell'uovo glielo aveva predetto alla sora Arlìa: - Sarai contenta, ma prima passerai dei guai -.
      Chi l'avrebbe immaginato quando sposò il Manica colla sua bella bottega di barbiere in via dei Fabbri, lei pettinatora anch'essa, giovani e sani tutti e due! Solo don Calogero, suo zio, non aveva voluto benedire quel matrimonio - per lavarsene le mani come Pilato - diceva. Sapeva come fossero tutti tisici di padre in figlio a casa sua, ed era riescito a mettere un po' di pancia collo scegliere la vita quieta del prevosto.
      - Il mondo è pieno di guai, - predicava don Calogero. - Ed è meglio starsene alla larga -.
      I guai infatti erano venuti a poco a poco. Arlìa, sempre incinta da un anno all'altro, che le clienti stesse disertavano per la malinconia di vederla arrivare col fiato ai denti, e quel castigo di Dio della pancia grossa. Poi le mancava il tempo di stare in giorno colla moda. Suo marito aveva sognato una gran bottega da parrucchiere nel Corso, colle profumerie nella vetrina; ma aveva un bel radere barbe a tre soldi l'una. I figliuoli si facevano tisici uno dopo l'altro, e prima d'andarsene al camposanto si mangiavano colla propria carne il poco guadagno dell'annata.
      Angiolino, che non voleva morire così giovane, si lamentava nella febbre: - Mamma, perché m'avete messo al mondo?


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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