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      .. così...
      - Il marchese viene spesso in casa? -
      La poveretta, sotto gli occhietti grigi di quell'uomo che assumeva l'importanza d'un giudice, balbettò: - Sì.
      - Noi altri medici alle volte abbiamo cura d'anime - aggiunse il dottore sorridendo. - Forse è stato un bene che quel signore sia arrivato nel momento della mia visita.
      - Ma ogni speranza non è perduta, dottore? Per l'amor di Dio!...
      - No... secondo i casi. Buona sera -.
      La contessa rimase un momento in quella stanza, quasi al buio, asciugandosi col fazzoletto un lieve sudore che le umettava le tempie. Quando ripassò dal salone, rapidamente, guardò Danei in un canto, nel crocchio degl'intimi, e salutò tutti con un cenno del capo.
      - Bice, figlia mia! il dottore t'ha trovata meglio oggi, sai!
      - Sì, mamma - rispose la fanciulla dolcemente, con quella amara indifferenza degli ammalati gravi che stringe il cuore.
      - Ci è di là delle visite per te. Vuoi vederli?
      - Chi c'è?
      - Ma tutti. La tua zia, Augusta, il signor Danei... Vuoi vederli? -
      Bice chiuse gli occhi, come fosse stanca; e nell'ombra, così pallida com'era, si vide un lieve rossore montarle alle guance.
      - No, mamma. Non voglio veder nessuno. -
      Attraverso quelle palpebre chiuse, delicate come foglie di rosa, sentiva fisso su di lei lo sguardo angoscioso ed intenso della madre. All'improvviso riaprì gli occhi, e le buttò al collo quelle povere braccia magre e tremanti sotto la batista, con un moto indefinibile di confusione, di tenerezza e di sconforto.
      Madre e figlia si strinsero teneramente, a lungo, senza dir parola, piangendo entrambe delle lagrime che avrebbero voluto nascondersi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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