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      - Oh Vergine Maria, cos'è successo?
      - È successo - rispose il Moccia - che abbiamo addosso il castigo di Dio. Non avete inteso che verrà la cometa? -
      Ella, vedendo piovere su quei rifugiati, stretti sull'argine, andava dicendo, senza pensare a lei, che poco poteva starci:
      - E quei poveretti? E se si sfascia l'argine? E il grano? E la casa? E il mulino? E come farete, babbo, senza di me?
      - Una cosa da far compassione alle pietre - conchiuse il Moccia, a vederla andarsene così, in mezzo a quella rovina.
     
     
      TENTAZIONE!
     
      Ecco come fu. - Vero com'è vero Iddio! Erano in tre: Ambrogio, Carlo e il Pigna, sellaio. Questi che li avevano tirati pei capelli a far baldoria: - Andiamo a Vaprio col tramvai -. E senza condursi dietro uno straccio di donna! Tanto è vero che volevano godersi la festa in santa pace.
      Giocarono alle bocce, fecero una bella passeggiata sino al fiume, si regalarono il bicchierino e infine desinarono al Merlo bianco, sotto il pergolato. C'era lì una gran folla, e quel dell'organetto, e quel della chitarra, e ragazze che strillavano sull'altalena, e innamorati che cercavano l'ombrìa; una vera festa.
      Tanto che il Pigna s'era messo a far l'asino con una della tavolata accanto, civettuola, con la mano nei capelli, e il gomito sulla tovaglia. E Ambrogio, che era un ragazzo quieto, lo tirava per la giacchetta, dicendogli all'orecchio:
      - Andiamo via, se no si attacca lite -.
      Dopo, al cellulare, quando ripensava al come era successo quel precipizio, gli pareva d'impazzire.
      Per acchiappare il tramvai, verso sera, fecero un bel tratto di strada a piedi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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