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      Poi si mise a tirare la gamba come un boia. Da principio compare Cosimo non diceva nulla, sudando a grosse gocce, e ansimando quasi facesse una gran fatica. Ma poi, tutt'un tratto, gli scappò un grande urlo, che fece drizzare a tutti i capelli in testa.
      - Lasciatelo gridare, che gli fa bene! -
      Compare Cosimo faceva proprio come una bestia quando le si dà il fuoco. Talché lo zio Carmine s'era alzato per vedere anche lui coi suoi occhioni assonnati. E Nanni strillava che pareva l'ammazzassero.
      - Sembrate un ragazzo, compare Cosimo, - gli diceva l'oste. - Non vi hanno detto di star tranquillo? Foste in mano di qualche cerusico, pazienza!
      - Stava fresco, Dio liberi! - saltò su la vecchia, come se l'avessero punta. - Per lo meno gli avrebbero tagliata la gamba a questo poveretto. Io non ho mai tagliato neppure un pelo in vita mia, grazie a Dio! Tutta grazia che mi dà il Signore! Ora state tranquillo, compare Cosimo, che non avete più bisogno di nulla -.
      Ella sputava sul ginocchio enfiato l'empiastro che andava masticando; metteva le stecche e stringeva forte le bende, senza badare agli - ohi! - ciarlando sempre come una gazza. E quand'ebbe terminato si nettò le mani nella criniera ispida e grigia, che le faceva come una cuffia sporca sulla testa.
      - Sembra un diavolo quella strega! - ammiccava l'oste allo zio Mommu, il quale stava a guardare col naso malinconico, seduto sullo strapunto, le gambe penzoloni, e sgretolando a poco a poco il suo pane nero.
      Lo zio Cosimo s'era lasciato andare di nuovo supino, col viso stralunato e lucente di sudore, accarezzando colla mano il suo ragazzo, e balbettando che non era nulla.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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