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      Un avventore della guantaia dove lavorava sua sorella le aveva procurato una scrittura di corista al Politeama. D'allora aveva girato il mondo, da un teatro all'altro, viaggiando in terza classe, dormendo in alberghi dove la notte venivano a bussarle all'uscio e a minacciarla, digiunando spesso per mantenersi onesta, passando lunghe ore nell'anticamera di un'agenzia, assediando il camerino dell'impresa per essere pagata, impegnando la roba d'estate per coprirsi l'inverno. A Mantova s'era ammalata d'angina, mentre provavano il Ruy Blas, e aveva perso la voce. La mamma era morta giusto mentre era all'ospedale. Il babbo s'era rimaritato. La sorella era andata via di casa per non stare colla matrigna.
      - Un bel porco, quel tuo allievo del Conservatorio! te lo dico io! - conchiuse Gennaroni, stirandosi le braccia.
      Ora pur troppo gli era cascata addosso quella tegola sul capo! per un momento di debolezza, per aver troppo cuore, e non trovare il verso di dirle: - Cara mia, ogni bel giuoco vuol durar poco! - Ella non se ne dava per intesa, aveva fatto lì il nido come una rondine. Una che non era neanche buona a stirargli i solini, o a fargli uno stufatino con patate. Giusto in quel momento poi che si trovava a spasso, e i soldi volavano come avessero le ali! Vero che la poveretta non si lagnava mai, fossero carezze o schiaffi, mangiava poco, e non chiedeva neppure un paio di scarpe. Ma, tanto, era un altro peso. Agli amici, che le facevano l'occhietto, Gennaroni, fra burbero e scherzoso, soleva dire: - Da cedere con ribasso, per liquidazione!


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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