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      Anzi sarà meglio, per guardarti i tuoi interessi -.
      E come l'altro spalancava gli occhi di bue:
      - Sì, sì, va' a chiederlo al notaro il testamento che ho fatto, ingrataccio! “L'anima a Dio e la roba a chi tocca” -.
      Allora Raffaela saltò su come una furia:
      - L'anima la darete al diavolo! Come un ladro che siete! Sì, un ladro! Perché vi ho sposato dunque?
      - Questo è un altro affare - rispose Nanni spogliandosi per tornare a letto - un altro affare che non può aggiustarsi, al caso, come un testamento.
      - Ohè! - gridò Carmine affrontando la zia, che voleva slanciarsi colle unghie fuori. - Ohè! non toccate mio zio! O vi tiro il collo come una gallina -.
      Raffaela uscì di casa inferocita, giurando che andava a citare suo marito dinanzi al giudice per avere il fatto suo, e voleva farlo morir solo e arrabbiato come un cane.
      - Non importa! - disse Carmine, il nipote. - Se mi volete, ci resto io a curarvi che sono sangue vostro.
      - Bravo! - rispose Nanni. - E ti guarderai i tuoi interessi pure -.
      Però Raffaela in casa della mamma fu accolta come un cane che viene a mangiare nella scodella altrui.
      - Non hai la tua casa adesso? Non sei già maritata? Che vuoi qui? -
      Essa voleva almeno gli alimenti dal marito. Ma Nanni Volpe sapeva il codice meglio di un avvocato.
      - L'ho forse cacciata via di casa? - rispose al giudice. - La porta è aperta, se vuol tornare, lei -.
      Carmine badava a dirgli che faceva uno sbaglio grosso a mettersi di nuovo la moglie in casa con quell'odio che doveva covar lei, che un giorno o l'altro l'avrebbe avvelenato per levarselo dinanzi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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