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      - Dite.
      - Partite sola... e più tardi che potete -.
      Ella arrossì sino ai capelli.
      - Non dubitate. Ci avevo pensato... pel vostro amor proprio.
      - No, mia cara, per voi stessa, quando ritornerete, e avrete bisogno dei vostri amici -. E inchinandosi a baciarle la mano, aggiunse con un sorriso pallido:
      - Voglio rimanere vostro amico... se volete... se sapete... -
     
     
      PRIMA E POI
     
      - No - m'avete detto. - Non sciupiamo il bel sogno d'oro, Riccardo! -
      Ah, voi non sapete cos'è quel sogno d'oro nei vostri occhi che cercano i miei, e il fascino che metteva allora nel vostro pallido sorriso la triste scienza del poi!
      Tutto, tutto l'ho assaporato quel terribile fascino - nel dolce lividore che i baci altrui v'hanno lasciato sulle palpebre, nella rugiada di cui sono ancora umide le vostre labbra, nel molle abbandono con cui vi appoggiavate al parapetto del battello, nel gesto carezzevole della vostra mano che additava Capri, laggiù in fondo, a Casalengo - lui che non trema, né impallidisce più nel parlarvi.
      No, non voglio pensare a lui. Mi sembra d'impazzire. Avete indovinato quanto ho sofferto in quell'eterna gita di piacere? E anche voi! Ho sentito tremare la vostra mano mentre vi aiutavo a scendere nella barca. Oh, Ginevra, quando vi siete abbandonata trasalendo contro il mio petto nel buio della Grotta Azzurra!... Che m'importa di Casalengo, che m'importa del poi, che ve ne importa anche a voi, poiché le vostre pupille s'intorbidano e si smarriscono figgendosi nelle mie?...
      Sentite, ieri sera son tornato da voi, sapendo che vi avrei trovato quell'altro e che non mi avreste ricevuto.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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