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      Ho ancora dinanzi agli occhi il movimento del vostro capo che segnava il tempo - il bel tempo e le buone risate che si facevano, allora...
      Dove vi raggiungerà questa lettera, a Lima, al Messico? Vorrei che vi portasse il sorriso che vi piaceva tanto, una volta, e che non aveste a temere di trovarvi né lagrime né piagnistei, prima d'aprirla. Le arie di salice piangente non mi vanno. Anzi! M'avete sempre detto che son venuta al mondo ridendo... e civettando. È vero, sì. Com'ero felice di vedervi fare il muso lungo! M'avete amata pazzamente e lealmente. Che Dio ve lo renda coll'amore delle altre, di tutte quelle a cui sorriderete e a cui piacerà il vostro sorriso. M'avete dato il bel fiore azzurro del vostro cuore e della vostra giovinezza. Quante volte ci siamo inebriati insieme del suo profumo, tenendoci per mano, fra gente nuova e paesi sconosciuti, sotto le altre stelle a cui davamo dei nomi dolci, appoggiando al vostro braccio la mia persona stanca e addolorata d'aver tanto amato - e non voi soltanto. - Vedete che vi dico tutto, e non mi faccio migliore di quel che sono. Voi mi avete amata forse per questo; e non mi amaste più di quando sentiste ch'ero tutta vostra, tutta, tutta, Riccardo! senza pensare al poi che doveva venire tosto o tardi - e ch'è venuto.
      Ora ho civettato e riso coi vostri amici, con tutti quelli che mi conducevate in casa per aiutarvi a passare le sere insieme a me. - Hadow specialmente, che ha i più bei denti di cristianità e mi faceva perdere la testa colla sua gaiezza.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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