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      Momenti tristi e cari, nei quali essa attingeva il coraggio e la forza di rientrare nell'atmosfera cupa e lugubre di quella stanza d'inferma con un sorriso d'incoraggiamento. Stettero alquanto senza aprir bocca, colla fronte sulla mano. La contessa aveva tale espressione di tristezza in tutta la persona, che Danei non trovava la parola da dirle. Finalmente le tese la mano. Ella ritirò la sua.
      - Sentite, Roberto... Ho da dirvi una cosa... una cosa da cui dipende la vita di mia figlia... -
      Egli aspettava, serio, un po' inquieto.
      - Bice vi ama!... -
      Danei parve sbalordito, guardando la contessa che si era nascosto il viso fra le mani, e piangeva dirottamente.
      - Essa!... È impossibile!... Pensateci bene!...
      - No... È un'idea che m'ha fatto nascere il suo medico... Ed ora ne son certa. Vi ama da morirne...
      - Vi giuro!... Vi giuro che...
      - Lo so, vi credo. Non ho bisogno di cercare perché mia figlia vi ami, Roberto! - esclamò la madre tristamente.
      E si abbandonò sul divano.
      Roberto era commosso anche lui. Tentò di pigliarle la mano un'altra volta. Ella la respinse dolcemente.
      - Anna!...
      - No... no! - rispose lei risolutamente.
      E le lagrime silenziose parevano che le solcassero le guance delicate come degli anni, degli anni di dolore e di gastigo che sopravvenivano tutt'a un tratto nella sua esistenza spensierata. Il silenzio sembrava insormontabile. Infine Roberto mormorò:
      - Cosa volete che faccia?... dite... -
      Essa lo guardò smarrita, con un'angoscia indicibile, e balbettò:
      - Non so!... non so... Lasciatemi tornar da lei.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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