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      .. Lasciatemi sola... -
     
      Come rientrava nella camera dell'inferma, dall'ombra del cortinaggio gli occhi della figlia luccicarono ardenti, fissi su di lei, con un lampo incosciente che agghiacciò la madre sulla soglia.
      - Mamma, - chiese Bice, - chi c'è ancora?
      - Nessuno, figlia mia.
      - Ah!... Statti con me, allora. Non mi lasciare -.
      E le teneva le mani, tremante.
      - Povera bambina! Povero amore! Guarirai presto, sai! L'ha detto il medico.
      - Sì, mamma.
      - E... e... sarai felice -.
      La figlia le fissava sempre in viso quello sguardo.
      - Sì, mamma -.
      Poi chiuse gli occhi, che sembravano neri nelle orbite incavate. Successe un mortale silenzio. La madre scrutava quel viso pallido e impenetrabile con uno sguardo ardente, arrossendo e impallidendo a vicenda.
      A un tratto si fece smorta come lei, e la chiamò con un'altra voce:
      - Bice! -
      Il suo petto si contraeva spasmodicamente, come se qualche cosa vi agonizzasse dentro. Poscia si chinò sulla figliuola, posando la guancia febbrile su quell'altra guancia scarna, e le mormorò nell'orecchio, con un soffio appena intelligibile:
      - Senti, Bice... tu ami?... -
      Bice spalancò gli occhi all'improvviso, tutta una fiamma in volto. E con quegli occhi sbarrati e quasi paurosi, affascinati dagli occhi lagrimosi della madre, balbettò con un accento ineffabile d'amarezza, e quasi di rimprovero:
      - Oh mamma!... -
      Allora la sventurata, sentendosi penetrare quella voce e quelle parole sino all'intimo del cuore, ebbe il coraggio di aggiungere:
      - Danei ha chiesto la tua mano.
      - Oh mamma! oh mamma!


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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