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      Il signor Olinto, che andava mostrando la pianta del teatro col cappello in mano, gli disse:
      - Ma che! Lei ci crede alla Vittoria Colonna? Una porcheria! Servirà per accendere la pipa. Lasci fare a me che so fare... Me ne trovo tra i piedi una ogni piazza, delle Vittorie!...
      - Bene, faccia lei. Ma a buon conto sa che al sindaco spetta un palco, e un altro alla Commissione teatrale, senza contare il tanto per cento sull'introito lordo a beneficio dell'Asilo Infantile -.
      Le trattative durarono otto giorni. Il signor Olinto si scappellava con tutto il paese, per rabbonire la gente, e la signorina Rosmunda aiutava dal balcone, civettando, vestita di seta, con un libro in mano, mentre la mamma badava alla cucina. Don Gaetanino Longo, oramai sicuro del fatto suo, aveva confidato all'amico Renna:
      - Quella me la pasteggio io! -
      E passava e ripassava sotto il balcone, succhiando il virginia, a capo chino, rosso come un pomodoro, lanciando poi da lontano occhiate incendiarie.
      Il signor Olinto, che l'incontrava spesso, gli disse infine:
      - Voglio presentarti alla mia signora. Così ti affiaterai pure con Jolanda -.
      Il tu glielo aveva scoccato a bruciapelo, fin dal primo giorno. Ma quel tratto d'amicizia commosse davvero don Gaetanino. Trovarono la signorina Rosmunda che stava leggendo accanto al lume posato su di un cassone, colla fronte nella mano, la bella mano delicata e bianca che sembrava diafana. Aveva i capelli nerissimi raccolti e fermati in cima al capo da un pettine di tartaruga, un casacchino bianco e un cerchietto d'argento, dal quale pendeva una medaglina, al polso.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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