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      - Assolto! Assolto! - Senza dir altro, un'altra parola, che rimase muta e gelida fra di loro, sempre!
     
      E la commedia di tutti i giorni, nella casa patrizia, sotto lo stesso tetto, alla stessa tavola, al cospetto dei figli e dei domestici, rappresentata per vent'anni, colla disinvoltura del gran mondo, tra il marito offeso e la moglie colpevole, se il triste segreto era realmente fra di loro. - La moglie di Cesare non deve essere neppure sospettata, - ed entrambi, legati alla medesima catena da un casato illustre, osservavano perfettamente il codice speciale della loro società. Né il mondo ci aveva nulla da vedere. Forse qualche capello bianco di più sulle tempie delicate di lei; ma non un riguardo, né un'attenzione di meno della cortesia implacabile del marito. Se la dama, moglie e madre onorata e insospettata sino al declinare della giovinezza, era caduta tutt'a un tratto, e caduta male, giacché il pleonasmo è ammesso nel suo mondo, come una povera creatura delicata e fiera, avvezza soltanto a camminar a testa alta sui tappeti e che non sappia mettere le mani avanti, il marito la sorresse tosto con braccio fermo, perché continuasse a portare degnamente il nome suo e quello dei figli. Certo è che essa non gridò né pianse, né fece piangere le anime caritatevoli sulla pietà del caso. - E anche il marito ebbe gran parte di merito nel tenere la cosa in famiglia; poiché l'altro era un uomo di mondo lui pure, della stessa casta e quasi dello stesso casato, bel cavaliere e bel giuocatore alle carte e in amore, che correva alla rovina e alla morte col sorriso alle labbra e il fiore all'occhiello, e sapeva vivere - e morire, al bisogno, evitando ogni scandalo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Cesare