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      Dall'altro canto comare Senzia, che mangiava la foglia, ogni volta che vedeva lo zio Menico parlare col curato, gli faceva un piagnisteo, lamentandosi che volevano abbandonarla nuda e cruda in mezzo a una strada.
      - Allora vedrete che il castigo di Dio vi sta sul capo,- conchiudeva il prete. - E la gente a sparlare di lui, che si ostinava a vivere nel peccato, come una bestia.
      Il castigo di Dio lo colse infatti a Ragoleti con una febbre perniciosa, peggio di una schioppettata. Lo portarono in paese su di un mulo, che aveva già la morte sulla faccia. Sua moglie allora corse insieme al viatico, colla faccia pallida e torva, e siccome la zia Senzia era ancora lì, umile e atterrita, si mise i pugni nei fianchi, e la scacciò di casa sua come una mala bestia.
      Ora ella era la padrona. Compare Menico in un angolo non parlava e non contava più. Appena chiusi gli occhi, la vigilia dell'Immacolata, sua moglie si vestì di nero da capo a piedi, senza perdere un minuto.
      E coi vicini, i quali si erano accostati, in occasione della disgrazia, parlavano spesso del morto, poveretto, che aveva lavorato tutta la vita per fare un po' di roba, e grazie a Dio, lasciava la vedova nell'agiatezza. Ma quando Vito Scanna tornava a ronzarle attorno, vestito di nuovo, come un moscone, essa si faceva la croce e gli diceva:
      - Via di qua, pezzente! -
     
     
      CARNE VENDUTA (FRAMMENTO I)
     
      Su per la china, dalla città addormentata nell'alba chiara, saliva di tratto in tratto come il muggito del mare in burrasca, e nel porto la fregata si copriva di fumo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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