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      - Va bene, - disse lui. - In un momento mi sbrigo -.
      Appese a un chiodo lo scapolare, posò sulla tavola l'agnella che ci aveva sotto, così legata per le quattro zampe, e sedé a gambe larghe, curvo, colle mani ciondoloni fra le cosce, senza dir altro. La moglie intanto gli metteva dinanzi pane, vino, e la pipa carica anche, che non sapeva più quel che si facesse, in quel turbamento.
      - A che pensi? Dove hai la testa? - brontolò Lollo. - Una cosa alla volta, bestia! -
      Masticava adagio, facendo i bocconi grossi, colle spalle al muro e il naso sulla grazia di Dio. Di tanto in tanto volgeva il capo, e dava un'occhiata all'agnella, che cercava di liberarsi, belando, e picchiava della testa sulla tavola .
      - Chetati, chetati! - brontolò Lollo infine. - Chetati, che ancora c'è tempo.
      - Ma che volete fare? Parlate almeno! -
      Egli la guardò quasi non avesse udito, con quegli occhietti spenti che non dicevano nulla, accendendo la pipa tranquillamente, tanto che la povera donna smarrivasi sempre più, e a un tratto si buttò ginocchioni per slacciargli le ciocie fradice.
      - No, - disse lui, respingendola col piede. - No, torno ad uscire.
      - Con questo tempo? - sospirò lei, tirando un gran respiro.
      - Non importa il tempo... Anzi!... Anzi!... -
      Quando parlava così, con quella faccia squallida, e gli occhi falsi che vi fuggivano, quell'omettino magro e rattrappito faceva proprio paura - in quella solitudine - con quel tempaccio che non si sarebbe udito “Cristo aiutami!”.
      La moglie sparecchiava, in silenzio. Lui fumava e sputacchiava di qua e di là. A un tratto la gallina nera si mise a chiocciare, malaugurosa.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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