Pagina (97/309)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      — Padron 'Ntoni era di quelli che si stringevano nelle spalle e se ne andavano coi remi in collo; e al nipote, il quale avrebbe voluto correre in piazza anche lui, a vedere quel che si faceva, gli andava ripetendo:
      — Tu bada ai fatti tuoi, ché tutti costoro gridano ognuno pel suo interesse, e l'affare più grosso per noi è quello del debito.
      Anche compare Mosca era di quelli che badavano ai fatti propri, e se ne andava tranquillamente, insieme al suo carro, in mezzo alla gente che gridava coi pugni in aria. — A voi non ve ne importa se mettono la tassa del pelo? gli domandava Mena, come lo vedeva arrivare coll'asino tutto ansante e colle orecchie basse. — Sì che me ne importa, ma bisogna camminare per pagarla, la tassa; se no si pigliano il pelo con tutto l'asino, e il carro pure.
      — Dice che vogliono ammazzarli tutti, Gesummaria! Il nonno ha raccomandato di tenere la porta chiusa, e non aprire se non tornan loro. Voi andrete ancora via domani?
      — Io andrò a prendere un carico di calce per mastro Croce Callà!
      — O cosa ci andate a fare? non lo sapete che è il sindaco, e vi ammazzeranno anche voi?
      — Egli dice che non gliene importa a lui; che fa il muratore, e deve allestire quel muro della vigna per conto di massaro Filippo, e se non vogliono il dazio della pece, don Silvestro ci penserà lui a qualche altra cosa.
      — Ve l'aveva detto io ch'è tutta roba di don Silvestro! sclamava la Zuppidda la quale era sempre lì, a soffiare nel fuoco colla conocchia in mano. È roba di ladri e di gente che non ha nulla da perdere, e non paga nulla col dazio della pece, perché non ha mai avuto nemmeno un pezzo di tavola in mare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





Ntoni Mosca Mena Gesummaria Croce Callà Filippo Silvestro Silvestro Zuppidda