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      Mia figlia la do a chi vogl'io.
      La ragazza, tutta rossa, s'era rifugiata in casa, col cuore che gli batteva come un pulcino.
      — Ti ha mezzo strappata quest'orecchia! diceva compare Turi versando adagio adagio dell'acqua sulla testa di 'Ntoni. Morde peggio di un cane corso, compare Tino!
      'Ntoni aveva ancora il sangue agli occhi, e voleva fare un precipizio.
      — Sentite, comare Venera, disse allora davanti a tutto il mondo, per me se non mi piglio vostra figlia non mi marito più. — E la ragazza sentiva dalla camera. — Questi non son discorsi da farsi ora, compare 'Ntoni; ma se vostro nonno dice di sì, io per me non vi cambio per Vittorio Emanuele. — Compare Zuppiddu intanto stava zitto e gli dava un pezzo di salvietta per asciugarsi; dimodoché 'Ntoni quella sera se ne andò a casa tutto contento.
      Ma i poveri Malavoglia, come avevano saputo della sua rissa con Piedipapera, si aspettavano di momento in momento l'usciere che venisse a scacciarli dalla casa, giacché Pasqua era lì vicina, e dei denari del debito, a gran stento, ne avevano raccolto appena una metà.
      — Vedi quel che vuol dire bazzicare dove ci son ragazze da marito! diceva a 'Ntoni la Longa. Ora tutta la gente parla dei fatti vostri. E mi dispiace per la Barbara.
      — Ed io me la piglio! disse allora 'Ntoni.
      — Te la pigli? esclamò il nonno. — Ed io chi sono? e tua madre non conta per nulla? Quando tuo padre prese moglie, ed è quella che vedi là, me lo fece dire a me prima. Allora viveva tua nonna, e venne a parlarmene nell'orto, sotto il fico.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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