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      Il giorno di Pasqua padron 'Ntoni prese quelle cento lire che ci erano nel canterano, e si mise il giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso.
      — Che son tutte qui? disse costui.
      — Tutte non ci possono essere, zio Crocifisso; voi lo sapete quel che ci vuole a far cento lire. Ma «meglio poco che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore». Ora viene l'estate, e coll'aiuto di Dio pagheremo ogni cosa.
      — A me perché venite a contarmela? Sapete che non c'entro, ed è affare di compare Piedipapera.
      — È tutta una cosa, perché il debito mi pare di avercelo sempre con voi, quando vi vedo. A voi compare Tino non vi dirà di no, per aspettare sino alla Madonna dell'Ognina.
      — Queste qui non bastano per le spese! ripeteva Campana di legno, facendo saltare i denari nella mano. Andate a dirglielo voi se vuole aspettarvi; perché non è più affar mio.
      Piedipapera cominciò a bestemmiare e a buttare il berretto per terra, al solito suo, dicendo che non aveva pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino all'Ascensione.
      — Sentite, compare Tino, gli diceva padron 'Ntoni colle mani giunte come dinanzi al Signore Iddio, se non mi volete aspettare sino a san Giovanni, ora che sto per maritare mia nipote, è meglio che mi date un colpo di coltello addirittura.
      — Santo diavolone! gridò compare Tino, mi fate fare quello che non posso, maledetto sia il giorno e il minuto in cui mi misi in quest'imbroglio! e se ne andò stracciando il berretto vecchio.
      Padron 'Ntoni tornò a casa ancora pallido, e disse alla nuora: — Ce l'ho tirato, ma ho dovuto pregarlo come Dio, — e tremava ancora il poveretto.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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