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      Già si sapeva che razza di civetta fosse la Barbara; ma faceva specie che ci cascasse anche uno come don Silvestro, il quale sembrava un uomo di proposito, e nessuno si sarebbe aspettato da lui un tradimento simile; invece poi andava a cercarsi i guai con la Zuppidda e con don Michele, mentre ci aveva la sorte in mano e se la lasciava scappare. — Al giorno d'oggi per conoscere un uomo bisogna mangiare sette salme di sale.
      Però don Silvestro si faceva vedere a braccetto con don Michele, e nessuno osava dir parola in faccia a loro di quei discorsi che correvano. Ora donna Rosolina gli sbatteva la finestra sul naso, allorché il segretario stava a guardare in aria dalla porta dello speziale, e non voltava nemmeno il capo quando metteva al sole sul terrazzino la conserva dei pomidori; una volta poi volle andare a confessarsi ad Aci Castello, perché ci aveva un peccato che non poteva dire a suo fratello, e tanto fece che incontrò per caso don Silvestro, giusto mentre tornava dalla vigna.
      — Oh! beato chi vi vede! cominciò a dirgli fermandosi a prender fiato, perch'era tutta rossa e scalmanata. Ci avete gran roba pel capo, che non vi ricordate più degli amici antichi.
      — Io non ci ho nulla pel capo, donna Rosolina.
      — A me mi hanno detto che ce l'avete, ma è una bestialità, che vi farebbe venire il capo grosso davvero.
      — Chi ve l'ha detto?
      — Lo dice tutto il paese.
      — Lasciatelo dire. E poi, volete saperla? io faccio quel che mi piace a me; e se ci avrò la testa pesante ci ho da pensar io.
      — Buon prò vi faccia, — rispose donna Rosolina col viso rosso.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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