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      — O perché? La Zuppidda non l'ha? e la Mangiacarrubbe, ora che ha acchiappato Brasi di padron Cipolla, non l'avrà anche lei? e la Vespa, se la vuole, non se la farà come le altre?
      — Loro son ricche, loro!
      — Sorte scellerata! esclamava don Michele battendo col pugno sulla sciabola. Vorrei pigliare un terno al lotto, vorrei pigliare, comare Lia! per farvi vedere cosa son capace di fare!
      Alle volte don Michele aggiungeva: — Permettete? — colla mano nel berretto, e si metteva a sedere lì vicino sui sassi, mentre non aveva da fare. Mena credeva che volesse stare lì per comare Barbara, e non gli diceva nulla. Ma don Michele alla Lia le giurava che non era per la Barbara, e non ci aveva mai pensato, sulla santa parola d'onore! Pensava a tutt'altro lui, se non lo sapeva comare Lia!…
      E si fregava il mento, o si stirava i baffi guardandola come il basilisco. La ragazza si faceva di mille colori e si alzava per andarsene. Però don Michele la prendeva per la mano, e le diceva: — Perché volete farmi quest'offesa, comare Malavoglia? Restate lì, che nessuno vi mangia.
      Così, mentre aspettavano gli uomini dal mare, passavano il tempo; ella sulla porta, e don Michele sui sassi, sminuzzando qualche sterpolino per non sapere che fare, e le domandava: — Che ci verreste a stare nella città?
      — Che verrei a farci nella città?
      — Quello è il posto per voi! Voi non siete fatta per star qui, fra questi villani, in parola d'onore! Voi siete una roba fine e di prima qualità, e siete fatta per stare in una bella casetta, e andare a spasso alla Marina e alla Villa, quando c'è la musica, vestita bene, come m'intendo io.


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I Malavoglia
di Giovanni Verga
pagine 309

   





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