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      Replicò ringraziandomi della mia officiosità. Poco dopo comparvero nella sala due camerieri, ed accesero quella porzione di candele che tutt'ora erano spente. Questo è il segno, mi disse il marchese, che il conte sta per comparire. Anche questo mi colpì, come accogliendo il ministro in sua casa le persone più distinte non facesse compiere l'illuminazione che per sé medesimo. Si aprì poi la porta per dove suole uscire il ministro, e tutti colà si volsero, si fece un gran silenzio nella sala e il marchese mi fe' cenno che lo seguissi e mi accostai a un circolo nel centro di cui stava il signor conte. La di lui figura è veramente nobile e bella, si veste con molta eleganza, i moti suoi sono tutti pittoreschi, ma peccano di studio, e fecemi l'impressione d'un personaggio da teatro. Parla varie lingue con molta grazia e colla più esatta pronunzia. Sembra un francese o un italiano ogni volta che cambia linguaggio. La fisonomia è dolce e previene sommamente, in ogni sua azione v'è un non so che di maestoso e ricercato che lo distingue. Quando ci fu dato me li accostai ringraziandolo, perché mi avesse ottenuto l'onore di essere al reale servizio come capitano, e inoltre perché col di lui mezzo avessi ottenuto il permesso di abbandonare l'Italia ove era destinato per fare la campagna all'armata, in seguito soggiunsi che per colmo de' suoi benefizii imploravo di poter essere assegnato al quartier generale. Mi accolse con viso favorevole, e mi disse, che le buone informazioni avute di me da conte Cristiani, avevano determinato sua maestà a così collocarmi, e soggiunse, io poi avrò sempre piacere che mi si presenti l'occasione di giovarvi.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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