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      Tutto mi fa vedere che hanno bisogno questi abitanti di oggetti che vastamente percuotano i loro sensi per accorgersi che esistono. L'ordine della città però in parte mi piace. Le guardie che vegliano la notte per le strade, l'illuminazione di Vienna la rendono sicura di notte, sicché potete andarvi con l'oro in mano. Le carrozze di noleggio sempre pronte e numerizzate sono d'un gran comodo. Il vitto non è caro né dispiacevole, l'alloggio è comodo e tutto è in certa regola e simmetria; meglio che a Milano. Solamente m'incomoda che quando meno si crede bisogna avere la borsa alla mano. Sia che passate le porte della città ad una certa ora, che andate al teatro o che giuocate una partita tutto si paga al momento. A Milano posso uscire senza mai aver meco denari, a Vienna se ho dimenticato la borsa bisogna che me ne torni a casa a prenderla. Queste in breve sono le poche idee che mi ha fatte nascere la vista di questo paese. Vengo a me. Periodicamente mi lasciavo vedere la sera dal ministro pel fine che vi dissi; ma un giorno dopo l'altro passava senza risoluzione; avvertito che non bisogna infastidirlo, mi trovavo imbarazzato vedendo avanzarsi la stagione. Giorni sono fui dalla contessa d'Harrach, la quale mi chiese del mio destino, le manifestai il desiderio di sbrigarmi e il motivo che mi tratteneva. Essa si offerse di parlarne l'indomani al conte di Kaunitz, il quale, essendo giorno non so se di sua nascita o nome, veniva a pranzare in amicizia da lei. La sera al solito mi trovai dal ministro; vedo che mi adocchia più del solito, m'accosto verso di lui, egli verso di me e mi apostrofa a tal guisa: - Siete voi quello che va dicendo per Vienna di non poter partire per cagion mia?


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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