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      Risponde adunque ch'egli non ha fatto trecento leghe di viaggio per custodire li equipaggi dell'armata. - Cosa dunque è venuto a farvi, disse Lascy. - Ad imparare il mestiere della guerra, risponde Lloyd. - Allora, con tuono derisorio replicò Lascy, cosa intende ella pel mestiere della guerra? - Intendo, rispose Lloyd, quello che suppongo Vostra Eccellenza sappia. - Allora Lascy con amara ironia terminò col dire che non aveva impiego per un uomo di tanto merito. Figuratevi che Lascy è un vero bascià a tre code, temuto, ossequiato, al quale nessuno oserebbe replicar parola. Tutto il circolo degli ufficiali stava in silenzio, attoniti per questo dialogo. Il mio Lloyd, che si vede insultato, con tuono deciso e tranquillo terminò col dire: - Signore, voi non mi conoscete, forse non ho verun merito, ma fors'anco ne posso avere più di voi. - Ciò detto, gli voltò le spalle, e se ne partì per cercare al maresciallo Daun un passaporto e ritornare a Vienna. A Lascy, sebben piccato, piacque la risposta, andò al quartier generale, ritrovò Lloyd, se gli accostò chiedendo a che fine fosse ivi, e Lloyd glielo disse. Lascy soggiunse che s'egli aveva piacere servire sotto di lui, l'avrebbe accomodato, che accettasse un posto di tenente, il solo vacante che potesse dargli, e che l'avrebbe dispensato dallo stare al reggimento, lasciandolo servire sotto di lui, e così fu accomodato. Da questo succinto abbozzo d'un romanzo, conoscerete che Lloyd è uomo non volgare, d'una impazienza somma e d'una libertà di parlare egualmente grande: questi sono i due difetti ch'io gli conosco, difetti che pregiudicheranno alla sua fortuna, se non si modera.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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