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      Un corpo di diecimila uomini stacca sempre qualche compagnia che stia ai posti avanzati, e da questa vi staccano sentinelle ancora più vicine al nemico, in modo che dai colpi di fucile sia avvisato dall'avanzarsi del nemico, prenda le disposizioni e si metta in istato di riceverlo e respingerlo. De-Ville aveva dimenticato tutto ciò. Una banda di Prussiani s'avanzava per attaccarlo, non per riconoscerlo. Questa cade immediatamente sul campo. Sorpresi i nostri e il De-Ville, non ebbero tempo d'esaminare quanti fossero i nemici, tutti si precipitarono sbandatamente in fuga, e obbligarono l'armata a venire nei contorni di Dresda ove era l'armata dell'Impero, se pure merita il nome d'armata. Ho veduto Dresda un momento; ma da che ci avanziamo alla volta di Vittemberg, ogni giorno vediamo il nemico che si ritira a piccole marce, e noi a piccole marce andiamo seguendolo. Tutto il giorno si fanno schioppettate fra i nostri usseri e Prussiani, e sempre, grazie al cielo, rimangono sani e salvi. L'ussero non ammazza mai un ussero, né un cannoniere un cannoniere, credo abbiano un patto di famiglia e gettino la polve al vento.
      A Dresda si sono uniti con noi i due principi reali di Sassonia, Alberto e Clemente; è qualche cosa di grande pel maresciallo vedersi corteggiato uno per parte da simili volontarii. Oltre il principe Luigi di Vittemberg, il duca di Braganza e altri signori della prima distinzione, il maresciallo ha per la sua persona una guardia del corpo d'usseri e cacciatori, e al suo alloggio una compagnia di granatieri.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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