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      Il prussiano aspettò che il sassone avesse fatta una perdita e fosse inquieto per comparir puntuale, e gli esibì denaro in prestito. Poi l'amicizia sempre più stringeva, si passava a cene deliziose con belle e facili fanciulle, e così voluttuosamente il povero sassone si trovò d'aver contratto un debito sensibile. Fece perdite, e il prussiano si mostrò afflitto per non aver più di che soccorrere il suo amico, lo lasciò per qualche tempo in pena, poi gli propose l'espediente di ricorrere al ministro di Prussia suo principale, essendo egli uomo che aveva del denaro e inclinato a far piacere. Questa proposizione sbigottì il buon secretario sassone, al quale fece senso, essendo il Gabinetto in un geloso ufficio di Stato, di poter comparire legato con un ministro estero e singolarmente d'un vicino gelosamente osservato come il re di Prussia. Ma il bisogno, l'inopia d'altri mezzi, la fiducia nell'apparente buona fede di quel secretario che credeva suo amico, la speranza di sanar tutto con miglior fortuna al giuoco, gli fecero sorpassare il passo e ricevette soccorso in prestito dal ministro prussiano. Legato che fu, forse anche con replicate somme, la scena cambiò. Il secretario prussiano cominciò a chieder la restituzione in nome del suo principale; fingeva dispiacere di questo e gettava tutta la colpa sul ministro, pretestava i motivi del bisogno che il ministro aveva del denaro, e gradatamente dopo alcune settimane venne all'intimazione che se non pagava la somma, il ministro avrebbe trovato modo d'esser pagato.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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