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      Era a conoscere se su quelle alture fossero appostate artiglierie. Fabris teneva di vista gli usseri, affine, mi diss'egli, d'osservare se essi, avvicinandosi a quelle alture, rallentavano il corso, allora avrebbe giudicato che questa tranquillità nasceva dall'esser ivi i loro compagni; se poi proseguivano, era segno che anche quelle importanti alture erano sguernite. Infatti continuarono a galoppare. Fabris allora apposta i suoi Croati all'imboccatura interna del bosco, e ascende solo quelle alture, e vede tutto libero. Esamina il nemico, e vede che nel campo tutto era in movimento ed inquietudine, quasi per cercare una nuova posizione. Osservò che v'erano due strade poste in modo dalla natura, che, senza essere vedute dal nemico, potevano due nostre colonne portarsi sino al colpo di fucile ed attaccare senz'essere prima offese. Il nemico era collocato su di un'altura, per cui conveniva a noi, giunti alla portata del fucile, discendere, e poscia arrampicarsi ad essi. Il contegno dei Prussiani, la somma negligenza di non aver difeso il loro ingresso del bosco, non gli lasciò dubitare dell'esito. Conviene ch'io dica che il nemico non era accessibile ai fianchi, perché scorrevano due cavi profondi che sboccano l'acqua nell'Elba, con rive altissime e intralciate d'alberi. Visto ciò, Fabris lascia i Croati ove li aveva collocati, e a gran galoppo ritorna a noi, e dice al maresciallo: - Signore, questo è il momento, venite e vi rispondo della vittoria. Io condurrò una colonna alla portata del fucile senza perdere un uomo, darò a Beaulieu la condotta d'un'altra, che giungerà sicura come la mia, i nemici non sanno quello che si facciano, ho visitato tutto, il momento decide.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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