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      Il maresciallo Daun è però assai di rado collerico. Il generale Lascy è assai più duro. Egli ha un drappello d'ufficiali colonnelli, maggiori capitani, unicamente dipendenti da lui, e sono i migliori dell'armata. Fra questi il Fabris e il Lloyd. Questi non si ricordano se sia notte o giorno, s'espongono a mille incomodi e pericoli allo scopo di riconoscere il paese, gli accampamenti, e quanto dipende dal generale quartier mastro. Non v'è memoria che Lascy abbia detto una volta ad alcuno: - Son contento di voi. - Egli è impetuosissimo, ha un sogghigno derisore, è pieno di valore, è anche generoso, ma non conosce la moneta che costa meno e fa operar di più, la cortesia, e le buone parole de' grandi. Al di lui quartiere in ogni ora i suoi ufficiali trovano tavola, e in ciò spende liberamente ed è necessario, poiché chi è sotto ai suoi ordini non può avere ore fisse per far cosa alcuna. Mentre giorni sono eravamo a Heinitz, ebbimo un piccolo assalto coi nemici. A un nostro capitano, appostato con due cannoni di campagna sopra un'altura, pronto a difendersi, il generale Lascy mandò a dire che se muovevasi l'avrebbe fatto appiccare; per un uomo d'onore, questa è una maniera assai strana di comandargli. Eppure chi vi è, conviene che vi stia, non v'è rimedio con un superiore. Non so se nelle armate francesi o spagnuole si usi simile linguaggio. I Moscoviti si bastonano tutti, non v'è che il generale in capo che non lo possa essere. Il generale è bastonato dal tenente maresciallo, questi dal tenente generale, e il tenente generale dal generalissimo, ossia generale in capo.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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