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      Così si vive all'armata moscovita. In fatti, non vi sono a quel servizio né ufficiali francesi, né italiani, né credo d'altre nazioni. Noi non siamo a questo segno; è cosa disgustosa per un uomo d'onore il vedersi minacciato del capestro nell'ingiusta ed ingiuriosa supposizione che voglia fuggire dal nemico, ovvero ricevere la bastonata. Il problema meriterebbe una dissertazione, che non ho tempo di farvi. Questi sono gli aneddoti che pochi dicono, perché ciascuno vorrebbe far invidiare il suo mestiere, ma a voi svelo gli oggetti, e vi mostro interiora rerum. Ve ne scrivo un altro per illuminarvi sulla nobiltà della professione a cui siamo elevati. Il conte Origo, tenente colonnello posto nel corpo comandato dal duca d'Aremberg, ebbe occasione di respingere una banda di nemici e ne approfittò per recarsi a farne il rapporto in persona al duca, e così farsi conoscere, e in quella occasione raccomandarsi. Fu ammesso al suo quartiere; il duca stava sedendo su una seggiola senz'appoggio, e un cameriere da una parte, un altro dall'altra stavano pettinandolo. Si inchinò profondamente a sua altezza il nostro tenente colonnello, riferì il fatto, e poiché vide che il duca n'era contento, s'avanzò per esporgli i suoi lunghi anni di servizio, e si raccomandò alla sua persona per essere promosso. Il duca chiese ad un cameriere un pezzo di carta e se ne servì all'uso che un altro fa senza testimoni, poi altro pezzo, poi un altro, e frattanto andava rispondendo al tenente colonnello ch'egli non ha nulla a che fare con lui, che ha abbastanza da pensare al suo proprio reggimento, e che non infastidirebbe Sua Maestà per il conte Origo, e così si congedò il tenente colonnello.


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Diario Militare
di Pietro Verri
pagine 82

   





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