Pagina (12/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Da ciò chiaramente si vede non essersi in tal modo definito il piacere. Ma ne' tempi a noi più vicini sopra di ogni altro ha acquistata fama il signor di Maupertuis. Ci propose egli una definizione del piacere. L'organizzazione geometrica ch'egli diè alla sua tesi, sommamente preparò gli animi alla persuasione; e sebbene alcuni gli abbiano fatto contrasto, nondimeno prevalse la fama di lui su quella degli oppositori. Egli così definì il piacere: il piacere è una sensazione che l'uomo vuol piuttosto avere, che non avere. Questa però non è altrimenti una definizione, se ben vi si rifletta; sarebbe la stessa cosa il dire che il piacere è quel che piace: asserzione egualmente evidente quanto superflua, essendo che da essa non ci viene veruna idea generale di proprietà stabilmente inerente a ogni sensazione del piacere. La simmetria artificiosa delle parole ha sedotti molti Lettori, che di essa contenti accettarono una parafrasi per una definizione.
      Ogni uomo ha un'idea esatta del dolore, e del piacere, ed ogni uomo è giudice competente di quello, che eccita in lui la sensazione, che gli è aggradevole, o disgustosa; ma non così ogni uomo ha la ostinata curiosità di scomporre gli elementi, che formano le proprie sensazioni, e rintracciare quale sia la proprietà comune a tante e sì variate sensazioni, che sono piacevoli, e a tante e sì variate che sono dolorose. Questo è quello che penso io di fare; e se per ventura potrò ritrovare questa proprietà, che sempre ha seco il piacere, e senza di cui non si può questo sentire, dirò d'aver mostrata la definizione di esso, e di averne spolpata l'idea, e ridotta alla nuda precisione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Maupertuis Lettori