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      Quale azione più grande, più virtuosa, più disinteressata! Silla l'aveva già fatta in prima ma Silla grondante di sangue romano, usurpatore violento d'un potere arbitrario, Silla, di cui la tirannia fra gli sgherri e le stragi aveva immolate tante vittime, non poteva sperare che venisse mai guardato come un atto di virtù il momento, in cui per lassitudine terminava la orribile serie de' suoi delitti. L'immortale autore, che lo fa parlare con Eucrate, innalza quel feroce al livello della sua grand'anima; ma la storia di quegli orrori non lascia luogo a immaginarselo somigliante al ritratto. Andrea Doria per grandezza d'animo, per vera elevazione di genio virtuoso, pieno di gloria, nel punto in cui abdicando la sovranità diventò cittadino, e molto più ne' momenti, in cui prevedendo quest'atto, vi si andava disponendo, ha provato certamente i piaceri morali più sereni ed energici. Si slanciava egli nell'avvenire, e diceva a sè stesso: sulla faccia de' miei concittadini leggerò scritta la riverenza e la gratitudine unita alla meraviglia; attraverso del timido rispetto, che i sudditi presentano al sovrano, rare volte traspirano i veri sentimenti del cuore; toglierò quest'ostacolo, e goderò di sentimenti spontanei. Non sarà certamente minore la mia influenza negli affari pubblici dopo una sì generosa abdicazione, ed ogni adesione sarà per me così dolce, come se ogni volta mi proclamassero sovrano; regnando anche felicemente, potrebbe essere eclissata la mia gloria da altri più felici successori; ma osando render forti al par di me i cittadini, e stabilendo una repubblica, rimarrà isolata la mia gloria, e s'innalzerà alla veduta ne' secoli più remoti.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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