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      La reticenza di alcune idee intermedie consola altresì l'amor proprio del lettore, e gli fa cessare quel sentimento di paragone, che ordinariamente è doloroso, quando leggendo un buon libro, si diffida di poterne fare altrettanto.
      Ma troppo mi svierei dall'argomento che mi sono proposto, se volessi entrare più addentro colla immaginazione fra questi ridenti oggetti; e ritornando al soggetto, del quale ora io tratto, parmi che lo scopo d'ogni buon artista sia quello di spargere le bellezze consolatrici dell'arte in modo che vi sia intervallo bastante fra l'una e l'altra per ritornare alla sensazione di qualche dolore innominato, ovvero di tempo in tempo di far nascere delle sensazioni dolorose espressamente, e immediatamente soggiugnervi un'idea ridente, che dolcemente sorprenda e rapidamente faccia cessare il dolore. Quest'arte riesce anche nella civile società. L'uomo più amabile è quegli, il quale sa in noi calmare i dolori morali, che portiamo con noi, e per dimenticare i quali ricerchiamo la società. Se quest'uomo fosse sempre dolce e compiacente, riuscirebbe noioso per la stessa uniformità; ogni dialogo con lui diverrebbe insipido e breve perchè senza contraddizione; la stessa lode ci lascierebbe insensibili, e non sarebbe più l'uomo amabile. Esso stuzzica in noi, e risveglia qualche leggiero dolore, move qualche contraddizione delicata, c'inquieta industriosamente, e interpone a questi piccoli mali degli inaspettati contrassegni di stima, e di amicizia, che dolcemente ci colpiscono.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308