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      Le prime sensazioni adunque dell'uomo sono di dolore: in fatti l'aria ferisce le loro membra molli e sensibilissime; la luce percuote violentemente i loro occhi delicati; il latte aggrava il loro stomaco, e cagiona le irritazioni ne' loro visceri; le loro lagrime, le grida, la inquietudine, tutto ci manifesta lo stato dolorosissimo del loro essere. Trascorrono, non che i giorni e le settimane, anche i mesi dopo che gli occhi sono troppo avvezzi al pianto, che la loro bocca comincia ad apprendere il sorriso. Questo fatto ci prova che il dolore lo può sentire l'essere organizzato al primo momento di sua esistenza, e che il piacere non si sente se non dopo d'aver sofferto il dolore. In fatti una sensazione suppone un cambiamento di stato nell'organo che la riceve, cioè o una tensione accresciuta ovvero diminuita; se l'organo era nello stato di perfezione, la prima sensazione lo toglie da quello, conseguentemente è un disordine, e un dolore; se poi l'organo era viziato o per soverchia tensione, o per ammollimento soverchio, la prima azione de' corpi esterni, può bensì rimediarvi, ma sarà preceduta dal dolore che produceva il vizio della costruzione organica, e così ne deriva che la prima sensazione deve necessariamente essere dolorosa.
      I dolori, che soffrono i bambini ne' primi mesi della loro vita, potrebbero forse da taluno attribuirsi alla gracilità e imperfezione de' loro organi ancora informi, anzi che alla primitiva legge della sensibilità; e perciò figuriamoci che dal sommo Essere venga creato un uomo, il quale nel primo istante della sua esistenza sia organizzato come lo sono comunemente i giovani a venti anni, e immaginiamo se è possibile il presentargli una sensazione piacevole, la quale sia la prima, e non preceduta da alcuna dolorosa.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Essere