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      L'avere sino dalla più tenera età osservato che le persone da noi credute più intelligenti mostravano dispiacere per una corda che distoni, l'averne più volte sentito il rimprovero noi stessi, colla lunga serie degli atti ripetuti non può forse associare con una coesione durevole queste due idee distonazione, e dolore? Associate che siano, perchè non ne mostreremmo noi gl'indizj anche ad animo pacato? Chi potrà mai decidere se allora provi l'uomo il dolore che mostra? Lo decideranno i pochi, che preferiscono la verità alla opinione, che si occupano de' movimenti del loro animo, e cercano di scacciare l'illusione che penetra sino entro i più profondi ripostigli del cuore.
      Quanto mai sono alcuni piaceri indigeni d'un regno, e affatto diverrebbero insulsi col trasporto! Il cinese ti dipinge la sua venere con una immensa fronte, con due occhietti schiacciati, un naso maccato e largo, un ventre enorme: eccoti la più voluttuosa donna per lui: s'inganna egli, ovvero s'ingannò quel greco incomparabile che scolpì la venere medicea? Io non parlo sull'idea del bello, ma su quella del piacere, che gli uomini in nazioni diverse collocano sopra diversi oggetti. Gli antichi trovavano della delizia nell'odore della rosa; ora le persone più raffinate dicono di provare disgustose quelle emanazioni. Un triclinio servito colla delicatezza di Attico ora moverebbe lo stomaco a nausea; il falerno si raccoglie anche in questo secolo, lo troviamo insipida e grossa bevanda, e le vivande impastate di mele sarebbero postposte al mero pane.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Attico