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      E quì do fine al mio discorso, lontano egualmente dal gregge degli epicurei, come dall'insensibilità della Stoa: se avrò fatte cessare rapidamente e con frequenza le sensazioni dolorose di chi mi ha letto; se l'avrò invitato a pensare, ad analizzare l'inesauribile fondo della propria sensibilità, avrò ottenuto il fine che mi era proposto.
     
     
     
     
      INDICE DE' PARAGRAFI.
     
      §. I.
      Introduzione.
      § II.
      Dei piaceri, e dei dolori fisici, e morali.
      §. III.
      Il piacer morale è sempre preceduto da un dolore.
      §. IV.
      Il piacer morale non è altro che una rapida cessazion di dolore.
      §. V.
      La maggior parte de' dolori morali nasce da un nostro errore.
      §. VI.
      Sviluppamento della teoria dei piaceri, e dei dolori morali.
      §. VII.
      Dei piaceri, e dei dolori fisici.
      §. VIII.
      I piaceri delle belle arti nascono dai dolori innominati.
      §. IX.
      Applicazione del principio alle belle arti.
      §. X.
      Come l'uomo giudichi nella scelta fra i dolori, e fra i piaceri.
      §. XI.
      Il dolore precede ogni piacere, ed è il principio motore dell'uomo.
      §. XII.
      Di alcuni dolori, e piaceri di opinione.
      §. XIII.
      Schiarimento sull'indole dei dolori, e dei piaceri.
      §. XIV.
      Se nella vita siano più i dolori, overo i piaceri.DISCORSOSULLA
      FELICITÀ
     
     
     
      §. I.
      INTRODUZIONE
     
      Se la condizione dell'uomo è tale, che qualunque sia lo stato suo o di propizia, o di avversa, fortuna, sempre la fomma delle Sensazioni dolorose che avrà sofferte sarà maggiore della somma delle Sensazioni piacevoli (siccome nel discorso precedente credo di avere provato) per necessità converrà dire, che non può darsi nell'uomo la felicità pura e costante, ed all'incontro può darsi la miseria e la infelicità. Questa verità sconsolante sarebbe da dissimularsi se col palesarla e svilupparla non ne venisse del bene; e credo io che ne venga, e tale, e tanto, che in esso si racchiude quel di meglio che il retto uso della ragione può farci conseguire; e che la più sublime e la più utile verità a cui ci conduce la filosofia sia il conoscere che la felicità considerata come una quantità positiva e segregata dal male è un sogno, e che tutto il saper nostro non può rivolgersi a un nostro utile reale se non quando abbia di mira la diminuzione soltanto de' nostri mali.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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