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      L'immaginazione di ogni uomo è sempre disposta ad ingrandire i mali che temiamo e i beni egualmente che desideriamo, e ognuno riflettendo sopra di se medesimo e ricordandosi delle sensazioni provate, sarà meco d'accordo nell'asserire, che realizzatisi i desiderj gli oggetti agiscono sopra di noi con assai minore energìa di quanto ci aspettavamo. Se adunque si toglierà ai desiderj nostri tutta la porzione che in essi si racchiude di chimerico, di molto se ne diminuirà la somma: esaminiamo questi principj e cominciamo dai desiderj.
     
     
     
      §. II.
      Della Ricchezza.
     
      Le ricchezze sono lo scopo d'uno de' più comuni desiderj, e certamente, essendo elleno come un pegno del diritto che gli uomini hanno sulle cose, chi le possede sembra dilatare la propria essenza ed interessare una più gran parte della natura ne' suoi piaceri. Il desiderio di esse non può essere dalla ragione diminuito fin tanto che si circoscrive ai bisogni fisici e civili; ma pochi sono coloro i quali sapendo far uso di loro ragione trovinsi in questo caso. Il destino, o per dir meglio la spensieratezza dell'uomo fa che avidamente desideri la ricchezza, e poi quei pochi che l'ottengono diventano realmente più infelici di prima; perchè l'arte di saper godere delle ricchezze è molto più rara dell'arte di acquistarle, anzi l'avidità di ammassarle per lo più esclude quella generosa e nobile distribuzione, dalla quale sola dipende il godimento. Chiunque conosca un uomo che dalla povertà sia giunto ad ammassare una ricchezza importante dovrà dire che quello sarebbe stato più felice se avesse porto più angusti limiti ai suoi acquisti.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Ricchezza