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      Quelle religioni che autorizzano azioni contrarie alla onestà sono false, la vera religione è sempre offesa quando sia violata la onestà. Chi vivesse sotto un falso rito nondimeno, ascoltando anche la sola ragione, dovrebbe esattamente ubbidire alle leggi della onestà, siccome tanti illustri Greci e Romani hanno fatto; perchè qualunque piacere è minore della somma dei dispiaceri che si ricevono dagli uomini qualora si ha il concetto di essere malonesto: il disprezzo, l'allontanamento, gl'insulti, l'insensibilità ai nostri mali sono i sentimenti che legge scritti in faccia degli uomini colui che si allontana dalla onestà, ed è più facile l'essere onesto che il portarne continuamente la maschera. In oltre offendendo le leggi della onestà, col tradire un secreto, coll'insidiare il merito, col calunniare, rapire, essere ingrati, mentitori ec. nasce in noi un sentimento di disprezzo di noi medesimi che è il più crudele di tutti, ed una vile timidezza compagna del rimorso che scema il poter nostro togliendoci la buona coscienza; quindi freddamente concludo, che la mera ragione può contenere l'uomo nella strada della giustizia morale s'egli la eserciterà abitualmente. Felici quelle anime nobili e sublimi, che per amare la virtù non hanno bisogno di ragionamento, che sentonsi ingrandire e innalzarsi colle virtuose azioni, e rapite dalla vittoriosa potenza di questa fiamma celeste, sono benefiche e generose per la vivissima voluttà che provano in quello stato!
      Se lo stato disordinato della nostra organizzazione, o dell'animo nostro ci rende timidi e avviliti in diminuzione del nostro potere, e se per conservarcene tutta la porzione possibile dobbiamo colla saggia moderazione non meno che colla frequente riflessione mantenerci lo stato fisico e morale libero dal mal essere, per accrescere questo potere e così poter pareggiare una più vasta porzione de' nostri desiderj ci fa bisogno d'avere in favor nostro i suffragi degli uomini, o almeno non averli contrarj.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





Greci Romani