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      Quando l'annua consumazione ecceda la riproduzione annua, necessariamente la nazione deve deperire, poichè ogni anno diminuisce e consuma del suo capitale oltre i frutti. Ma questo stato, come ognun vede, non può essere permanente al di là d'un certo limite, nè può una nazione continuare per una lunghissima serie d'anni a scapitare colle altre, essendo che o saran forzati a partirsene tanti consumatori, quanti corrispondono al debito nazionale, ovvero saran costretti a diventar riproduttori, e così pareggiare le partite. La nazione dunque in questo caso dal male medesimo riceve la spinta al rimedio, e non secondandola dovrà diminuire il popolo, e indebolirsi lo stato, finchè si restituisca l'equilibrio. Se partono i consumatori si metterà la nazione in equilibrio scemandosi la popolazione e accostandosi alla distruzione propria: se in vece si accrescono i riproduttori si stabilirà l'equilibrio col rendersi lo stato più florido, e robusto. Come nella macchina del corpo umano allorchè il moto prepotente del sangue minaccia di sfiancare le vene e le arterie, si può rimediare al disordine imminente, o diminuendo la massa del fluido, o accrescendo la elasticità de' condotti solidi; così nel corpo politico, allorchè si consuma più che non si riproduce si metterà un sistema o consumando meno, o riproducendo di più. L'uomo vive, ma indebolito quando risanò per sottrazione, così lo stato. Il disordine medesimo di consumare più che non si riproduce è uno sprone a maggiormente riprodurre; perchè l'industria del riproduttore acquista uno stimolo sempre più forte quanto è più sicuro lo smercio, e questo tanto lo è più, quanto più s'accrescono i consumatori.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308