Pagina (162/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Prima dell'invenzione del denaro non potevano aversi le idee di compratore, e di venditore, ma soltanto di proponente, e di aderente al cambio. Dopo l'introduzione del denaro ebbe il nome di compratore colui che cerca di cambiare la merce universale con un'altra merce, e colui che cerca di cambiare una cosa qualunque colla merce universale si chiamò venditore. Presso di noi che abbiam l'uso della merce universale, la parola prezzo significa la quantità della merce universale che si dà per un'altra, merce. Ciò accade perchè gli uomini generalmente non s'accorgono che il prezzo della merce universale medesima è variabile, e le universali esclamazioni de' popoli si restringono a lagnarsì del prezzo generalmente incarito di tutt'i generi, senza travedere che querele sì fatte rese universali come sono, provano appunto la diminuzione del prezzo della merce universale.
      Il prezzo comune è quello in cui il compratore può diventar venditore, e il venditore compratore, senza discapito o guadagno sensibile. Sia per esempio il prezzo comune della seta un gigliato per libbra, dico essere egualmente ricco colui che possede cento libbre di seta, quanto colui che possede cento gigliati, poichè il primo facilmente può, cedendo la seta, avere 100. gigliati, e parimente il secondo cedendo 100. gigliati aver 100. libbre di seta: che se maggior difficoltà vi fosse in uno di questi due a fare il cambio, allora direi che il prezzo comune non sarebbe più, di un gigliato per libbra. Il prezzo comune è quello in cui nessuna delle parti contraenti s'impoverisce.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308